MAURIZIO SOLIERI
Il vento del successo
GUITAR CLUB marzo 1994

intervista di Paolo Sburlati
 

 

 

Maurizio Solieri è un uomo molto sensibile, che sa suscitare nel pubblico che lo ascolta emozioni e sensazioni tipicamente "alla Vasco". In effetti la chitarra che da sempre ascoltiamo sui dischi di Vasco è proprio la sua! Sa fondere l'insegnamento rock degli anni settanta con le arminie italiane, il pathos e il cuore melodico della nostra penisola. Parlando con lui, si scopre un personaggio tranquillo e molto realista, un personaggio che si rende perfettamente conto della sua posizione nel panorama musicale nostrano. Parla del suo passato con onestà e puntiglio. Riconosce gli erori fatti e rivisita la strada percorsa. E non se la tira per niente! È un professionista completo, addirittura intrappolato nel suo stesso personaggio così spontaneamente creatosi nel corso degli anni. Ma va bene, va bene così! E chi non vorrebbe esere nei suoi panni? Celebrato e osannato da migliaia di fans del Blasco, pressato e stressato da continue tournée e lavori in studio più o meno gratificanti, maurizio ha sempre saputo conquistare il suo posto con orgoglio e con umiltà, così come dimostra la nostra intervista. Sa stare al suo posto e riconosce il valore musicale altrui, è creativo e paga il giusto tributo di riconoscenza ai suoi maestri del passato. Anche se non parrebbe vedendolo correre da una parte all'altra del mega palco di Vasco, e nonstante le dicerie spesso pubblicate tra Lui e Andrea Braido, Maurizio Solieri è un uomo tranquillo che parla sineramente e col cuore. Non è raro incontrare personaggi come lui, è raro vederli arrivare in cima, dove soffia il forte vento del successo!

GUITAR CLUB: È parecchio tempo che manchi tra le pagine di Guitar Club. Cosa hai fatto negli ultimi anni con e senza l'amico Vasco Rossi?
MAURIZIO SOLIERI: L'ultima tournée con Vasco l'ho fatta nel 1987. Poi ci siamo separati ed io ho continuato con Steve Rogers Band. Questo split si è verificato a causa di problemi umani e di lavoro tra Vasco e il suo produttore Guido Elmi. Noi abbiamo realizzato l'album "Alzati La Gonna" come Steve Rogers Band. Un album che è andato molto bene tra l'altro.
l problemi tra Vasco e Guido comunque, avevano creato due tronconi separati. In realtà noi non avevamo molta voglia di abbandonare il "carrozzone" Vasco Rossi, perchè bene o male ci dava la possibilità di fare tournée di prestigio e di esprimerci musicalmente.
G.C.: Possiamo scrivere "carrozzone"?
M.S.: Certo, certo! Si sa che io sono colorito, no? Dicevo che noi non volevamo abbandonare il carrozzone col quale ci trovavamo benissimo. Ma noi siamo sempre stati un gruppo attivo musicalmente e mai dei backin' musicians che pensano a fare bene la loro parte e basta. Abbiamo sempre contribuito agli arrangiamenti e alla stesura delle canzoni, sebbene io e Massimo Riva non firmassimo i pezzi nei primissimi anni con Vasco perchè non sapevamo come funzionava il sistema SIAE!
G.C.: Lo avete capito a vostre spese più tardi?
M.S.: Si, lo abbiamo scoperto a nostre spese.
Comunque c'è sempre stata questa collaborazione tra noi e Vasco. Lo abbiamo conosciuto quando era il classico cantautore che si accompagnava con la chitarra, un po' alla De Gregori. Conosceva una quindicina di accordi. Era un po' come Bennato, ma aveva delle cose sue particolari nei testi e nelle idee. Era molto attento alla musica. Lui non sapeva esprimersi musicalmente in modo preciso e non aveva riferimenti precisi. Al limite cantava i fraseggi che voleva sentire. ll gruppo quindi al di là di Vasco aveva una propria identità e una gran voglia di esprimersi autonomamente. Del resto è capibile, perchè è bello poter avere una band con la quale apparire sul palco, fare le televisioni, i propri dischi, avere una certa gestione di tutta la situazione. Eravamo molto affascinati. Inoltre la band godeva già del successo avuto suonando con Vasco e quindi c'era la possibilità di fare un disco a nome SRB. Ne avevamo già fatto uno precedentemente, ma era passato quasi inosservato.
G.C.: Come è nato il nome Steve Rogers Band?
M.S.: Nel 1979, in sala di incisione. E stato uno scherzo. Successe mentre stavamo registrando il brano "Colpa di Alfredo" e Guido Elmi era al telefono con una fans di Vasco. Lei chiedeva disperatamente di parlare con Vasco, ma Elmi continuava a dire che non era in studio. Allora lei infastidita gli chiese: "ma tu chi sei?"e lui rispose: "sono Steve Rogers!" (risate). Cosi da quel giorno ci siamo chiamati Steve Rogers Band. Anche perchè quel nome era diventato uno scherzo frequente tra noi. Quindi ci siamo affezionati a quel nome e quando è stato il momento di firmare un contratto discografico, decidemmo di tenerlo.
G.C.: Perchè avete lasciato Vasco se vi trovavate bene con lui?
M.S.: Abbiamo dovuto scegliere da che parte stare, nostro malgrado. Guido in un certo senso ci ha usati come merce di scambio. Vasco teneva molto alla band, ma Guido ci plagiò e ci fece firmare. Il disco "Alzati La Gonna" era ai primi posti delle classifiche e quindi eravamo molto contenti. Facevamo i nostri concerti ed eravamo in prima persona a lavorare. Quindi desiderosi di intraprendere la nostra carriera, abbiamo firmato accettando di stare dalla sua parte, anche perchè in effetti Guido ci andava molto bene come produttore. Stavamo insieme da tanti anni e c'era un grosso vincolo tra noi e lui. Successivamente capimmo che Guido ci utilizzò come merce di scambio.
G.C.: Ma come mai Guido e Vasco non andavano più d'accordo?
M.S.: Vasco non voleva affidargli la produzione del disco "Liberi Liberi", così Guido si tenne la Steve Rogers Band. Noi quindi siamo andati avanti per la nostra strada. Ci credevamo molto, al di là del genere che suonavamo. Siamo anche stati un po' travisati. La nostra band non poteva essere una band di hard rock. lo avrei anche potuto suonare hard rock, ma Massimo (Riva) non è mai stato un cantante vocalmente e scenicamente aggressivo. Lui amava scrivere determinate cose, ma sempre con una certa ironia. C'era una componente musicale molto massiccia con testi troppo generazionali che io personalmente, assieme a qualcun'altro, non condividevo. Scrivevamo belle canzoni per arrivare ad un pubblico sempre più vasto: canzoni orecchiabili, e lui scriveva queste cose. Però in fondo aveva ragione lui. Non dimentichiamoci che oggi ci sono gruppi che hanno preso molto dalla Steve Rogers Band! Mi capita di notarlo, guardando a Video Music. Noi siamo andati avanti per quattro anni, ma non siamo stati supportati adeguatamente dalla nostra casa discografica, la CBS.
Avevano grossi problemi interni, cambi di personale e altro. Ma soprattutto la mazzata più grossa l'abbiamo presa partecipando al Festival di San Remo. Venivamo da un'estate bellissima: avevamo vinto "Vota la Voce", il "Telegatto" e altro. Quindi la casa discografica ci propose di andare a Sanremo, partecipando tra i big. Poi invece ci fu una gran marcia indietro, perché sappiamo bene adesso ciò che succedeva dietro le quinte! Del resto lo sapevamo tutti da molti anni quello che combinavano Aragozzini e gli altri con le loro "pastette"!
Per farla breve abbiamo accettato comunque, pensando di fare un'apparizione di fronte a venti milioni di spettatori. Ci davano questa enorme possibilità e il periodo era molto fortunato. E invece anche li siamo stati usati come merce di scambio! La nostra casa discografica aveva già patteggiato la vittoria di Anna Oxa e Fausto Leali e noi servivamo soprattutto per l'anteprima di Sanremo che avrebbe dovuto dare lustro alla manifestazione, poichè era un po' squallida! Mancavano dei nomi e noi eravamo conosciuti dai giovani. Cosi da quel momento è iniziato il nostro declino. Purtroppo quando partecipi a quelle manifestazioni è così. Sanremo serve soprattutto per lavorare e vendere durante tutta l'estate, con le feste in piazza, i santi patroni, i cachet gonfiati enormemente con i comitati organizzativi: tutte cose che la gente in realtà non immagina, ma è così. L'insuccesso di Sanremo ci portò ad una forte frustrazione. ll disco non vendette particolarmente bene, ma neanche tanto male: trenta o quarantamila copie non sono poi così negative. Noi continuavamo a lavorare e a fare i nostri concerti, ma cominciava a mancare la qualità. A me sta anche bene suonare alla festa di piazza del santo patrono con la gente che mangia il gelato sotto il palco e le luminarie accese sui tetti delle case, oppure anche al bar sotto casa mia, ma devo essere motivato da una casa discografica e da un manager che riescano a promuovere e che sappiano fare il loro lavoro!
G.C.: Ci rammenti i titoli dei dischi prodotti dalla Steve Rogers Band in questi anni?
M.S.: Il primo era intitolato semplicemente "Steve Rogers Band", nel quale appariva il brano hit "0K, Si", un brano che eseguivamo anche dal vivo con Vasco. Poi "Alzati La Gonna", poi un altro intitolato ancora "Steve Rogers Band" con il brano che ha partecipato a Sanremo, "Uno Di Noi". E poi l'ultimo album del 1990 che si intitola "Sono Donne", dove potenzialmente ci sono quattro singoli stupendi. È un disco diverso dal solito, più variegato musicalmente. A quel tempo i nostri punti musicali di riferimento erano i Bad English, i Whitesnake; questi grandi gruppi, queste power band americane capaci di scrivere bellissime canzoni con all'interno virtuosismi tecnici e musicali non indifferenti. Noi facemmo il nostro ultimo album pensando soprattutto a queste due band. Per concludere, nell'estate del '90 facemmo la nostra brava tournée. Ma io non mi sentivo soddisfatto!
G.C.: Sappiamo che in Italia sei molto stimato come chitarrista e come musicista.
M.S.: Sono molto contento di essermi creato negli anni una certa credibilità come chitarrista, come musicista e come autore di canzoni. Tutto sommato c'è molta gente che mi vuole bene e mi stima. Non penso di essere sopravvalutato da questa gente. So di essere un buon musicista, sebbene esista a volte una certa idolatria nei miei confronti che mi lascia perplesso. lo non mi sento così!
G.C.: Sei automaticamente idolatrato perché cresciuto alla corte di Vasco?
M.S.: Forse si. Però ancora adesso, ciò mi lascia contento, ma perplesso. lo sono una persona realista, molto realista. Sono contento quando mi fanno un complimento motivato. Tornando a quel periodo non mi sentivo soddisfatto, c'era qualcosa che non quadrava. Amavo molto la band e mi trovavo bene con loro. Per la prima volta avevo un gruppo di amici con il quale lavoravo e con il quale uscivo anche alla sera: il che è il massimo della vita! Ma non ero soddisfatto. Seppi in quel periodo che Vasco stava preparando una band per una tournée all'estero e per me sarebbe stato molto importante come musicista fare una esperienza simile.
Mi sembrava stimolante andare al l'estero a suonare, vedere cosa succede fuori dai confini nazionali. Cosi io e Vasco ci incontrammo una sera casualmente in una discoteca...
G.C.: L'hai contattato tu o ti ha chiamato lui?
M.S.: No, no, ci siamo incontrati casualmente!
Ci eravamo incontrati anche altre volte e vedevo che in lui c'era una certa nostalgia per i tempi andati. Però me la menava sempre: "Tu hai preferito andare a suonare con la Steve Rogers Band!" e io gli dicevo: "Ringrazia il tuo produttore Guido Elmi!" Insomma, quelle diatribe che non hanno mai fine. E che continuano ancora adesso! Se io casualmente accenno scherzando al passato... ciao... é finita... ricomincia tutta la discussione! Comunque ci incontrammo in un locale a Bologna e parlando in compagnia di altri amici dell'epoca, confessai a Vasco di non essere soddisfatto della mia situazione. Sapevo che stava preparando la tournée e gli dissi che se voleva poteva chiamarmi. lo volevo riprendere la mia situazione con lui, perchè dal punto di vista professionale non mi sentivo a posto. C'era in me molta rabbia e molta frustrazione. Come S.R.B. andavamo in giro a suonare, il pubblico veniva e si divertiva, ma mancava l'organizzazione. Non ci aiutava più nessuno. Guido, terminata la sua collaborazione con Vasco, non aveva più il potere necessario per spingere la band. E si sa come vanno le cose qui in ltalia! Se hai qualcuno alle spalle vai avanti, sennò stai fermo! Non c'era più potere alle nostre spalle: né manageriale, né discografico. Era tutto rallentato e non succedeva niente, così a malincuore dissi ai ragazzi della band che accettavo la tournée con Vasco.
G.C.: Come reagirono?
M.S.: Male! Si formarono subito le fazioni. Guido contattò Riva dicendogli di prendere un altro chitarrista, poi mi telefonò dicendo di prendere un altro cantante. Si formarono quelle situazioni spiacevoli e insopportabili. Alla fine abbandonai e ripartii con Vasco, trovandomi tra l'altro in un ambiente molto diverso. Un ambiente post-Guido Elmi che gratificava e considerava di più i musicisti. lo ho lavorato per anni con Vasco. Abbiamo iniziato assieme a Zocca, capito? Lui non era nessuno. Mi sono fatto tutto l'escursus vitae dagli albori fino al successo e alle grandi tournée in quell'ambiente. Quando tornai con Vasco sembrava di essere nel paese di bengodi! Fino all'87 noi musicisti guadagnavamo...
G.C.: ...X! .
M.S.: Diciamo X, che significa abbastanza poco. Nella nuova situazione invece, cavolo! Hotels cinque stelle e tutta un'organizzazione che non c'era mai stata prima! Questo perchè non essendoci più il gruppo di amici, bensì musicisti esterni, anche stranieri con certe esigenze, l'organizzazione di Vasco dovette cambiare musica! All'epoca invece, essendo amici, non chiedevamo più di tanto in tutti i sensi.
Quando tornai era tutto cambiato, perfino gli arrangiamenti! Faticai a reinserirmi, inoltre c'era anche un handicap psicologico da parte mia e della band. Conoscevo "Cucchia" (il saxofonista) e (Daniele) Tedeschi, ma non gli altri. Insomma non fu semplice ritrovare l'intesa.
La situazione era diversa e molto più professionale. Per la prima volta mi trovai in una band formata non da colleghi e amici, ma da professionisti. Organizzazione della madonna, tournée stupenda, una settimana a Toronto per preparare un concerto, poi tournée in tutta l'Europa. Siamo stati benissimo! Avevo ovviamente molta nostalgia per i vecchi tempi e per la Steve, anzi appena tornai con Vasco cercai di far rientrare "il Gallo" (Galina, il bassista), ma c'erano dei problemi. Quest'anno invece fortunatamente è ritornato con noi. Facemmo quindi questa tournée all'estero, poi ancora una in Germania e cinque concerti nei grandi stadi italiani nell'estate del '91. Questo fino ai nostri giorni con la preparazione e il lavoro per il disco nuovo e la tournée del 1993.
G.C.: Avete lavorato insieme tu e Andrea Braido per l'album "Gli Spari Sopra"? '
M.S.: Ci sono molti musicisti americani sul disco oltre a me e Andrea. lo ho suonato in tre brani e così anche Andrea. C'é "il Gallo" al basso, Gregg Bissonnette e Vinnie Colaiuta alla batteria. E stato un disco fatto chiaramente in modo internazionale.
G.C.: Solitamente da chi partono le idee quando componete?
M.S.: In generale da anni ci sono alcuni autori che scrivono delle parti. lo, Tullio Ferro, Massimo Riva, Guido Elmi e Vasco che a volte ha un giro armonico in testa da sviluppare. Insomma c'è un pool di autori che costruiscono i brani. lo generalmente consegno i pezzi già terminati dal punto di vista degli arrangiamenti. Me le canto prevedendo dei testi ipotizzati su un finto inglese. Poi Vasco compone il testo vero. Possono subentrare piccoli cambiamenti o altri arrangiamenti, ma di base funziona così.
G.C.: Firmate i brani tutti insieme?
M.S.: lo firmo i miei pezzi. Ad esempio ho scritto tre canzoni: "Lo Show", "Se è Vero 0 No" e "Vuoi Star Ferma?". Sono stati firmati Rossi/Solieri. Gli altri pezzi sono stati firmati in base agli altri autori che li hanno scritti.
G.C.: Dunque la situazione ora è molto più confortevole e remunerativa per te.
M.S.: Ma certamente! Infatti sono contentissimo. Del resto è dall'82 che scrivo canzoni con Vasco. È tutto molto bello adesso, anche se manca un po' di quel feeling degli anni passati.
G.C.: Com'è la tua situazione con Andrea Braido?
M.S.: Fin dall'inizio abbiamo preparato lo spettacolo per colpire l'occhio e l'orecchio dell'ascoltatore. Vasco deve cercare di superare sè stesso ogni volta, per ogni disco. Anche per Vasco è arrivato il momento del disco fatto con l'apporto di musicisti americani, con il missaggio fatto a Los Angeles, come fanno tutti coloro che arrivano in cima. Lo spettacolo è quindi gigantesco, giustamente, per la prima volta in Italia, con grosse scenografie.
Quando abbiamo fatto la tournée nel giugno del 1991 il palco era megagalattico. Forse oggi è un pochino più piccolo e studiato per adeguarsi ai palasport. Con Andrea abbiamo dovuto entrare in questa ottica di supergruppo. lo ero il chitarrista storico, lui quello che mi ha sostituito. Ma il problema era un po' particolare. Andrea è diventato nel frattempo un nome nell'ambiente. È molto conosciuto, anche perché ha suonato con altri grandi artisti oltre che con Vasco. Noi non ci conoscevamo però, e viviamo in due mondi bene o male molto diversi.
G.C.: C'è stato attrito tra voi?
M.S.: No, gli altri creavano attriti. Noi in realtà non ci conoscevamo. l giornali e la gente mettevano zizzania. Godono sempre nello sfruttare luoghi comuni. Quando abbiamo suonato a Verona i giornali hanno scritto "Duelli all'ultimo sangue sul palco tra i due chitarristi di Vasco". 0ppure "Due galli nel pollaio". Ma che palle!
Non è vero, non è assolutamente così tra me e Andrea. E chiaro che non è per niente facile per noi. lo ero abituato a gestire canzoni che avevo scritto o contribuito a creare nel corso degli anni ed era usuale per me sentirmi il solista unico sul palco. Anche Andrea era abituato così. Quindi di questo fatto ne abbiamo sicuramente sofferto entrambi. Però siamo tutti grandi e vaccinati; c'è uno spettacolo professionale che è molto più grande di noi da portare avanti e quindi alla fine, con molta pazienza, molta buona volontà e molto aiuto da parte di Guido Elmi (che è comunque il produttore e ha una forte personalità psicologicamente parlando), siamo riusciti a lavorare molto bene insieme.
G.C.: Quindi attualmente Guido è ancora il produttore di Vasco?
M.S.: Si, è stato richiamato da Vasco. Ci vorrebbe un'enciclopedia per spiegare tutto! Comunque il lavoro è stato lunghissimo soprattutto nella preparazione dei brani nuovi, che erano molti e suonati da altri musicisti. Vasco era "intrippato" con questi musicisti e voleva sentire gli stessi arrangiamenti, gli stessi soli, nota per nota. Una cosa allucinante!
G.C.: Chi erano i chitarristi stranieri sul disco?
M.S.: Steve Farris e un altro chitarrista che ha suonato con Alice Cooper, non propriamente un grosso solista, bensì un buon mestierante. Hanno fatto cose che potevamo fare benissimo io e Braido. Il sound però è tipicamente americano.
G.C.: È il sound che cercava Vasco?
M.S.: Che cercava soprattutto il suo produttore! Forse anche perchè così aveva trovato una motivazione in più per divertirsi. Vasco poi è uno che si fa tirar dentro le cose. A lui piace anche cambiare pelle ogni tanto. Lui ha bisogno di stimoli nuovi. D'altra parte lui ha avuto tutto e a questo punto ha più bisogno di libidini che di altro! Sai, il mio parere conta fino ad un certo punto, però se avessero fatto un disco come si faceva una volta...! Del resto nel corso degli anni i rapporti tra le persone cambiano. Poi sono successe delle cose e adesso c'è "il grande business" e quindi non si può ragionare come una volta.
G.C.: In quali pezzi hai suonato tu?
M.S.: C'erano tanti pezzi nei quali ho suonato, poi ne sono stati scelti altri, e c'erano anche tante parti di chitarra che avevo fatto io e che poi sono state cancellate, sicuramente in favore di un suono più adatto; chiaramente per quanto mi riguarda non è stato piacevole, parliamoci chiarol Non è stato assolutamente piacevole.
G.C.: Probabilmente non avrebbe fatto piacere a nessuno! Dunque sei un po' deluso dell'insieme.
M.S.: No, avevo una gran voglia di suonare! Ero contento che fosse tornato Elmi e che si fosse ricostituito il vecchio staff. Ciò che mi diede fastidio è che tutto questo fu usato dai giornali. Hanno scritto: "Vasco torna all'antico con il suo staff di sempre: Solieri, Riva, Elmi". Poi in realtà era così solo sulla carta. ll pubblico era contento del nostro ritorno. Ma io, Steve Farris non l'ho mai visto in sala, eppure è sul disco!
G.C.: Insomma, avete preparato la stuazione e poi sono state messe sopra le ciliegine!
M.S.: C'è stato tutto un lavoro di preproduzione dell'album durante il quale io mi sono sbattuto e dato idee. Poi ho sentito certe parti mie suonate da un altro. Non è molto bello.
G.C.: Come ti trovi con Braido?
M.S.: Partiamo da due mondi molto diversi. Lui è uno studioso della chitarra. Passa dei pomeriggi a studiare. lo glielo dico scherzando: "ma cosa vuoi imparare ancora?" Non so se è un amore eccessivo per la musica o se è fobia!
G.C.: Andrea è un tipo incredibile. Ha anche un forte ego che lo spinge verso quei risultati eccellenti.
M.S.: Si, tutti abbiamo un ego, ma al di là dell'ego, ad un certo punto vorrei capire se lui nella sua vita vuol fare ad esempio il chitarrista jazz, o se vuole suonare queste cose molto difficili che necessitano chiaramente di un esercizio continuo e allucinante.
G.C.: Andrea non pare un chitarrista a senso unico ed ama spaziare nelle situazioni. Tra l'altro pare riuscirci molto bene a giudicare pure dal suo album "Eleanore"!
M.S.: Infatti è bravissimo. Ho ascoltato delle sue cose fusion, ed è pazzesco! È veramente molto bravo. lo invece sono un chitarrista rock, anche se in passato ho fatto un po' di jazz. lo mi concentro soprattutto sul suono e sul modo di presentarsi. ll look per me è molto importante. lo sono nato con i gruppi degli anni sessanta, con i Beatles, i Rolling, gli Yardbirds, gli Shadows, capito? Per me è molto importante.
G.C.: Ma ti eserciti anche tu, giusto?
M.S.: Si, ogni tanto. Purtroppo non ho una preparazione didattica molto seria. Mi piacerebbe. Se avessi avuto una famiglia diversa, che mi avesse instradato allo studio della musica in modo serio, sarebbe stata un'altra cosa. Mio padre era un medico professionista e quindi io dovevo fare il medico! Abitavamo in un paesino e andavo a lezioni dal maestro della banda! Quindi mi mancano delle basi musicali. Mi piacerebbe aver la possibilità di scrivere colonne sonore e aprirmi verso altri campi musicali.
Purtroppo certe cose si fanno da giovane; a quarant'anni è troppo difficile mettersi a studiare quando ci si trova invischiati nel business della musica. Del resto per scrivere delle belle canzoni ci vuole del tempo, altrimenti si scrivono cose banali. Per me è un investimento. Durante l'inverno sto chiuso in casa: raduno gli appunti scritti nei mesi precedenti e creo delle canzoni che mi piacciono.
G.C.: Vasco ha bisogno di entrambi voi chitarristi?
M.S.: Siamo talmente differenti che la scelta è stata d'obbligo. L'idea era proprio quella di avere due chitarristi diversi tra loro: da una parte ci sono io molto melodico, largo, meno tecnico, dall'altra il virtuoso esagerato. Anzi, a volte ho suonato cose veloci, ma sono stato fermato immediatamente! lo devo suonare alla Solieri! Se volessi suonare in altri modi, non potrei farlo. Sono costretto. Devo essere come la gente mi ascoltava anni fa!
G.C.: Parliano degli strumenti che usi per suonare "alla Solieri"!
M.S.: Quest'anno sono sponsorizzato dalla Meazzi, ho un ottimo rapporto con loro. Quindi uso amplificatori Marshall e Park.
G.C.: Ma hai sempre usato Marshall...
M.S.: Si, è vero. Solo per un certo periodo ho utilizzato alcuni Ampeg. Ma usavo solo i finali delle testate. Le casse avevano quattro coni Celestion ed erano come le Marshall in pratica. Poi utilizzavo dei pre e dei processori Yamaha. Adesso sono tornato all'antica! Per il suono distorto uso Marshall. Al limite aggiungo un Guv'nor (sempre Marshall) per saturare meglio il suono. Per i suoni puliti uso sempre le casse Marshall con testata Marshall Anniversary (canale Clean, ovviamente) abbinato ad un sistema Rocktron lntelliflex. Per il genere che suoniamo noi, non ho bisogno di tanti suoni differenti. In pratica in tanti anni di lavoro con Vasco mi sono stati richiesti soltanto suoni puliti e saturati. Gli effetti vengono messi dal banco di missaggio. Oggi al suono Clean aggiungo anche un chorus ed un po' di delay. Ma questo vale solo per me, perchè è un suono che sento io nel monitor. ll suono distorto è dato dal Marshall e basta. Durante le prove a Milano ho voluto provare il sistema completo Rocktron Utopia, con vari finali separati. ll suono era molto bello, ma i tecnici mi hanno detto che non andava bene se utilizzato con un altro chitarrista. Diciamo che sono suoni molto raffinati e che possono utilizzare chitarristi che suonano soli o in trio. Con due chitarristi come noi che fanno un gran casino non si distingue più niente (risate). ll suono reale del Marshall viene fuori meglio. Così ho ripreso la mia vecchia testata Marshall fine anni settanta, una delle prime "master volume" che è stata ulteriormente elaborata e customizzata negli anni da un amico mio e la collego in parallelo con le altre. ll mio amico in questione è Andrea Pennesi.
G.C.: Che modifiche ha apportato?
M.S.: Sullo stadio di preamplificazione e sul gain. In effetti ho due testate Marshall vecchiee modificate: una da cinquanta ed una da cento watt. La cinquanta la tengo a casa e la uso in studio. L'altra la uso dal vivo insieme alla testata Anniversary. Quindi ho tre testate Marshall, quattro casse ed un sistema Rocktron a rack, oltre al trasmettitore Rexer. Come chitarre acustiche ho una Landola elettroacustica, fabbricata in Scandinavia. È tutta in acero e ha un suono molto bello. Come elettriche ho delle stupende chitarre Hamer, due delle quali fatte appositamente per me all'Hamer Custom Shop.
G.C.: Vediamo che hai anche una doppio manico.
M.S.: Si quella è una delle due speciali fatte per me. Non ha nulla di straordinario, viene solo fatta su richiesta. E io l'ho richiesta! (ride). L'altra invece è proprio customizzata nei pick up e nella finitura. Ha una verniciatura "marmorizzata" nera e dorata. l pick up sono due Seymour Duncan: un single coil al manico ed un humbucking al ponte. Sistema Schaller patend by Floyd Rose classico. Queste chitarre vanno molto bene. Hanno delle bellissime tastiere in ebano con segnatasti a forma di boomerang. Sono chitarre veramente molto belle. ll rapporto tra me e la Meazzi è molto buono ed infatti mi hanno dato strumenti di gran valore. ll suono della doppio manico è molto aperto, pulito e ampio. L'altra ha il suono distorto tipo la vecchia Gibson SG, un suono nasale. Poi la terza Hamer che ho è una Vintage Arch Top e ricorda un po' la vecchia Gibson Les Paul, con il top in acero fiammato, due pick up sempre Seymour Duncan, tra cui un Jeff Beck Model e la leva vibrato.
Ha dei suoni molto Gibson. La uso infatti nei brani più storici di Vasco, quelli in cui usavo la Gibson Les Paul negli anni passati.
G.C.: Visto che devi citarli!... (risate).
M.S.: Certo, devo proprio autocelebrarmil (risate). Purtroppo è così!
G.C.: Progetti solistici?
M.S.: Mi piacerebbe, ho anche delle idee. Ma se realizzerò un progetto solistico dovrà essere una cosa bella, non voglio accontentarmi e soprattutto non voglio lare il disco dell'ex sideman di lusso che schitarra e basta! Voglio fare un disco di canzoni in cui ci siano anche brani o parti strumentali. Parti incazzate e anche parli alla Mark Knopfler. E con ospiti tipo Pino Daniele, Enrico Ruggeri: musicisti che conosco e che stimo. In Italia a parole tutto è possibile. Vedremo se diverrà una realtà. A me piacerebbe moltissimo.
G.C.: Pratichi altre attività musicali all'infuori di Vasco?
M.S.: Faccio jam sessions con gli amici, come ho sempre fatto nei momenti di tranquillità. Vado in giro con il Gallo e Daniele (Tedeschi) a suonare i classici di Hendrix nei club.
G.C.: Quali sono i tuoi hobby?
M.S.: Mi piace il cinema e mi piace leggere. Mi piace informarmi sulle attività musicali, l'ho sempre fatto. Ho lavorato per anni nelle radioe ho sempre letto i giornali musicali tra cui Guitar Club. Mi piace poter sempre seguire i miei stimoli, perchè tutto ciò si riflette poi nella musica che compongo. Cerco sempre di mantenermi mentalmente fresco! A me non interessano le ville e le Ferrari. Sto vivendo molto bene perchè scrivo canzoni con Vasco e lui vende molto bene, quindi ho guadagni da professionista e non posso certo lamentarmi. Però la cosa a cui tengo di più è la mia freschezza musicale, quella che mi porta a scrivere buona musica! Alla fine è sempre un dare e avere. Se una canzone la fai con grande entusiasmo è perchè innanzi tutto piace a te e alla fine ti accorgi che piace anche al pubblico. E questa è sempre stata la nostra filosofia fin da quando abbiamo iniziato a suonare di fronte a venti persone. La gente deve sentirsi coinvolta dal nostro entusiasmo! È una escalation che ci ha portalo dove siamo oggi.
G.C.: Complimenti!